Vedi, il fatto è che non c’è nulla che mi dà più fastidio di ciò che è imposto; quando sono davanti ad un obbligo che non ho scelto io, incomincio ad agitarmi, sudo, mi innervosisco, ed è meglio girarmi al largo.
Ora, ascoltami, ti prego.
Quando io ti dò dieci euro per comperare qualcosa da te, in fondo, lo sappiamo tutti e due che io ti sto dando un foglio di carta in cambio di un oggetto. Tu lo accetti perché sei sicuro che qualsiasi altra persona giudicherà anch’esso quel foglio di carta come dieci euro, punto e basta. (se ti è capitato di incontrare gente per la quale non è così, per favore, fammelo sapere. Si tratta di pazzi rivoluzionari, e meritano anch’essi un posto in questa casa comune, l’inferno).
In ogni caso, questa è una regola imposta.
Tu la accetti e non c’è un cazzo da fare, è così per tutti e se non vuoi differenziarti deve essere così anche per te.
Con i confini del mondo, usiamo lo stesso mediocre e infido ragionamento.
Da uno sconfinato oceano, emersero con i millenni le terre calpestabili, e in esse la vita. Quando arrivò l’uomo, qualcuno, o forse una associazione di uomini, decise di dividere questi confini in continenti, stati, regioni e città.
Ma se questo ragionamento poteva andare bene al fine di concludere più facilmente i suoi affari, non è detto che debba valere per il resto della popolazione mondiale.
Fratelli, oggi siamo più di sei miliardi di esseri umani tutti praticamente diversi l’uno dall’altro, con in comune il pianeta che ci ospita, almeno in questa vita.
Per ogni razza hanno trovato una terra, per ogni terra un nome, per ogni nome un proprietario.
Tutti seguono questa regola, la più mercificante, violenta e pericolosa in assoluto, tutti la trattiamo come un dato di fatto, che non potrebbe andare diversamente, che una diversificazione è necessaria, che, che, che, che….
Una terra si chiama America un’altra Iraq, e i rispettivi proprietari hanno interessi l‘una sull’altra, litigano, ma invece di prendersi a pugni loro vanno a far ammazzare le rispettive genti.
Una terra si chiama Israele, l’altra Palestina, e chissà quanto altro si dovrà discutere per evitare che scoppi un’altra guerra.
Perché la diversificazione della terra ha portato un fenomeno di “indurimento” culturale, che ha dato vita a economie, religioni e filosofie che inevitabilmente, essendo diverse e fondamentalmente chiuse al dialogo (come d’altronde qualsiasi altra cosa creata per aumentare il profitto dei pochi sulle masse) vanno a scontrarsi tra di loro creando disastrosi incidenti teologici, culturali e politici.
Ovviamente succede anche che qualche pazzo, leggermente più pazzo degli altri, si senta in diritto di fare colpi di stato, diventando un dittatore, il quale sempre degenera, anche se (cosa che non succede mai) dovesse partire da una buona radice.
Per stare in un’altro paese devi avere il permesso di soggiorno, come se il diritto di stare dovunque vuoi, non ti sia dato DAL FATTO CHE SEI NATO E VIVI SULLA STESSA TERRA PORCA PUTTANA!
Vaffanculo.
Se vado in Cina, non sono diverso dai cinesi, se vado in Egitto non sono diverso dagli egiziani, se vago per il mondo io non sono diverso dal mondo.
Io parlo la stessa lingua che parlano tutti, quella dell’umanità, dell’uomo.
In me scorre il sangue che scorre nelle vene di chiunque, da qualsiasi parte del pianeta.
Ricordatelo. Per me siete tutti fratelli, figli della speranza.
Insomma, il guaio del mondo non è che siamo diversi o lontani, è che siamo divisi.
Religioni, stati, filosofie, economie, tutti muri che ci tengono imprigionato il cuore, e la grandezza possibile del genere umano.
Dimmi fratello, chi ha deciso il destino del mondo, disegnando con le sue mani incoscienti quel filo invisibile che ha dato inizio ad ogni sciagura?
Dimmi, fratello, chi cancellerà, con un soffio, quella linea invisibile e sporca di sangue?
Mario Clavi
Diario di un ragazzo immerso nel buio---
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