Altolà, fratelli. Siete arrivati a casa vostra.
Mostrate qui la vostra luce, l’inferno è la nostra casa comune.
Ci chiamano figli del silenzio.
Cresciuti in un mondo che non abbiamo costruito noi e che ci siamo ritrovati, siamo schiantati dal peso del dolore del passato.
Senza saperlo, paghiamo lo scotto della sconfitta delle generazioni che ci hanno preceduto: illusioni di libertà seccate dal tempo che passa, odori e profumi di manifestazioni in piazza ormai lontane; in quelle strade di città, in quei prati dove una volta sono passati giovani figli decisi a cambiare la vita, ormai vive e regna una solitudine piovosa.
Vedi, fratello, questa è la nostra casa perché per una volta tanto possiamo non fingere.
Non fingere di essere come gli altri, possiamo toglierci la nostra maschera per raccontarci le nostre paure, le nostre ansie, i nostri sogni, i nostri desideri; senza interruzione, senza, per una volta, interferenze.
Siamo soli, io e te; e ciò che mi dirai non cadrà nel silenzio, ma risiederà per sempre nella mente, nella memoria e nell’anima di un ragazzo immerso nel buio.
Senza fingere di non provare sentimenti che vanno fuori dal comune, senza paura di essere presi per pazzi; senza fingere di essere ciò che non siamo.
Non chiedo nulla di più che te stesso, e ora ti passa davanti un’ occasione per mostrare la parte più pura di te, quella che sta sott’acqua e che disperata tenta ogni giorno di uscire.
Ora e qui, in questo luogo immerso nel buio, dove le parole rimbalzano sui muri, dove gli occhi, invisibili, hanno la loro capacità di scrutare dentro, fino nelle viscere.
Qui, nel posto più improbabile, dove solo per sbaglio puoi capitare, forse potrai trovare le chiavi.
Quelle chiavi che per tanti anni hai cercato, smarrite in qualche luogo della tua infanzia, quelle chiavi calde, di casa; quelle chiavi che solo una porta possono aprire: quella delle tue stanze vuote, fredde, ghiacciate dalla vergogna, dall’ impressione che vuoi fare agli altri, dai luoghi comuni.
Quelle stanze silenziose come la neve che cade la notte, quelle sono il tuo luogo immerso nel buio.
Condividilo con me: un raggio di sole, forse, apparirà a riscaldare le pareti.
Mario Clavi
Diario di un ragazzo immerso nel buio
---tutti i diritti riservati---
Mostrate qui la vostra luce, l’inferno è la nostra casa comune.
Ci chiamano figli del silenzio.
Cresciuti in un mondo che non abbiamo costruito noi e che ci siamo ritrovati, siamo schiantati dal peso del dolore del passato.
Senza saperlo, paghiamo lo scotto della sconfitta delle generazioni che ci hanno preceduto: illusioni di libertà seccate dal tempo che passa, odori e profumi di manifestazioni in piazza ormai lontane; in quelle strade di città, in quei prati dove una volta sono passati giovani figli decisi a cambiare la vita, ormai vive e regna una solitudine piovosa.
Vedi, fratello, questa è la nostra casa perché per una volta tanto possiamo non fingere.
Non fingere di essere come gli altri, possiamo toglierci la nostra maschera per raccontarci le nostre paure, le nostre ansie, i nostri sogni, i nostri desideri; senza interruzione, senza, per una volta, interferenze.
Siamo soli, io e te; e ciò che mi dirai non cadrà nel silenzio, ma risiederà per sempre nella mente, nella memoria e nell’anima di un ragazzo immerso nel buio.
Senza fingere di non provare sentimenti che vanno fuori dal comune, senza paura di essere presi per pazzi; senza fingere di essere ciò che non siamo.
Non chiedo nulla di più che te stesso, e ora ti passa davanti un’ occasione per mostrare la parte più pura di te, quella che sta sott’acqua e che disperata tenta ogni giorno di uscire.
Ora e qui, in questo luogo immerso nel buio, dove le parole rimbalzano sui muri, dove gli occhi, invisibili, hanno la loro capacità di scrutare dentro, fino nelle viscere.
Qui, nel posto più improbabile, dove solo per sbaglio puoi capitare, forse potrai trovare le chiavi.
Quelle chiavi che per tanti anni hai cercato, smarrite in qualche luogo della tua infanzia, quelle chiavi calde, di casa; quelle chiavi che solo una porta possono aprire: quella delle tue stanze vuote, fredde, ghiacciate dalla vergogna, dall’ impressione che vuoi fare agli altri, dai luoghi comuni.
Quelle stanze silenziose come la neve che cade la notte, quelle sono il tuo luogo immerso nel buio.
Condividilo con me: un raggio di sole, forse, apparirà a riscaldare le pareti.
Mario Clavi
Diario di un ragazzo immerso nel buio
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